Il filosofo di campagna, libretto, Bologna, Sassi, 1770

 ATTO TERZO
 
 SCENA PRIMA
 
 Luogo campestre con casa rustica di Nardo.
 
 EUGENIA e RINALDO
 
 EUGENIA
 Misera! A che m'indusse
 un eccesso d'amor? Tremo, pavento.
1150Parlar mi sento al core,
 giustamente sdegnato, il genitore.
 RINALDO
 Datevi pace; alfine
 siete con chi v'adora;
 siete mia sposa.
 EUGENIA
                                Ah non lo son ancora.
 RINALDO
1155Venite al tetto mio; colà potrassi
 compire al rito e con gli usati modi
 celebrare i sponsali.
 EUGENIA
                                       Ove s'intese
 che onesta figlia a celebrare andasse
 dello sposo in balia nozze furtive?
1160No, non fia ver, Rinaldo;
 ponetemi in sicuro;
 salvatemi l'onore
 o pentita ritorno al genitore.
 RINALDO
 Tutto farò per compiacervi, o cara;
1165elegete l'albergo ove pensate
 d'esser più sicura,
 l'onor vostro mi cale, io n'avrò cura.
 
 SCENA II
 
 LA LENA di casa e detti
 
 LA LENA
 Questa, se non m'inganno,
 di don Tritemio è la figliuola.
 EUGENIA
                                                        Dite,
1170pastorella gentile, è albergo vostro
 questo di dove uscite?
 LA LENA
                                           Sì signora.
 EUGENIA
 Altri vi son?
 LA LENA
                          Per ora
 altri non v'è che io
 ed un uomo da ben, qual è mio zio.
 EUGENIA
1175Siete voi maritata?
 LA LENA
 Son fanciulla ancora.
 Ma d'esserla son stanca.
 RINALDO
 (Sia malizia o innocenza, ella è assai franca).
 EUGENIA
 D'una grazia pregarvi
1180vorrei, se nol sdegnate.
 LA LENA
 Dite pur, comandate.
 EUGENIA
 Vorrei nel vostro tetto
 passar per un momento.
 LA LENA
 Sola passate pur, che mi contento.
 RINALDO
1185Perché sola? Son io,
 pastorella gentile, il di lei sposo.
 LA LENA
 Davvero? Compatite,
 ho ancor qualche sospetto.
 Perché non la menate al vostro tetto?
 RINALDO
1190Vi dirò...
 EUGENIA
                    Non ancora
 son contratti i sponsali.
 Correr una bugia lasciar non voglio.
 LA LENA
 Me n'avvidi che v'era un qualche imbroglio.
 EUGENIA
 Deh per pietà vi prego...
 LA LENA
1195Che sì, che al genitore
 l'avete fatta bella?
 EUGENIA
 Amabil pastorella,
 voi non sapete al core
 quanto altero comandi il dio d'amore.
 LA LENA
1200(Mi fa pietà). Sentite,
 v'offro l'albergo mio ma con un patto
 che subito sul fatto
 in mia presenza e d'altro testimonio
 si faccia e si concluda il matrimonio.
 EUGENIA
1205Sì sì, ve lo prometto.
 Andiam nel vostro tetto, se vi aggrada.
 LA LENA
 Precedetemi voi, quella è la strada.
 EUGENIA
 Andiam, Rinaldo amato;
 l'innocente desio seconda il fato.
 
1210   Amore tiranno
 deh lasciami in pace;
 già sento l'affanno
 che nacque nel cor. (Entra in casa di Nardo)
 
 SCENA III
 
 RINALDO e LA LENA
 
 RINALDO
 Ninfa gentile, al vostro cor son grato.
1215In braccio al mio contento
 per voi andrò... (In atto di partire)
 LA LENA
                                Fermatevi un momento.
 Se grato esser volete,
 qualche cosa potete
 fare ancora per me.
 RINALDO
                                       Che non farei
1220per chi fu sì pietosa a' desir miei?
 LA LENA
 Son contadina, è vero,
 ma ho massime civili e buona dote;
 son di Nardo nipote,
 maritarmi vorrei con civiltà.
1225Da voi, che siete un cavalier compito,
 secondo il genio mio spero un marito.
 RINALDO
 Ritrovar si potrà.
 LA LENA
                                  Ma fate presto;
 se troppo in casa resto
 col zio, che poco pensa alla nipote,
1230perdo e consumo invan la miglior dote.
 
    Son villanella
 ma non son sciocca;
 e a me pur tocca,
 sebben zitella,
1235la mia ragione
 di sostentar.
 
    So il conto mio
 e ancor col zio
 avrei lo stomaco
1240di contrastar.
 
 SCENA IV
 
 RINALDO solo
 
 RINALDO
 Di Nardo nell'albergo,
 che fu già mio rival, ci porta il fato.
 Ma Nardo ho ritrovato
 meco condiscendente e non pavento;
1245ed ho cuor d'incontrare ogni cimento.
 
    Guerrier, che valoroso
 nell'assalir si veda,
 quand'ha in poter la preda
 perderla non saprà. (Entra nella casa suddetta)
 
 SCENA V
 
 DON TRITEMIO e LA LENA
 
 DON TRITEMIO
1250Figlia, figlia sgraziata,
 dove sei? Non ti trovo; ah se Rinaldo
 mi capita alle mani
 lo vuo' sbranar, come fa l'orso i cani.
 Invan l'ho ricercato al proprio albergo;
1255sa il cielo se il briccon se l'ha nascosta
 o se via l'ha menata per la posta.
 Son fuor di me; son pieno
 di rabbia e di veleno.
 Se li trovassi, li farei pentire.
1260Li vuo' trovar, se credo di morire.
 LA LENA
 Signor, che cosa avete
 che sulle furie siete?
 Fin là dentro ho sentito
 che siete malamente inviperito.
 DON TRITEMIO
1265Ah! Son assassinato.
 M'han la figlia involato;
 non la trovo, non so dov'ella sia.
 LA LENA
 E non vi è altro?
 DON TRITEMIO
                                 Una minchioneria!
 LA LENA
 Eugenia vostra figlia
1270è in sicuro, signor, ve lo prometto,
 è collo sposo suo nel nostro tetto.
 DON TRITEMIO
 Là dentro?
 LA LENA
                       Signorsì.
 DON TRITEMIO
 Collo sposo!
 LA LENA
                         Con lui.
 DON TRITEMIO
                                          Ma Nardo dunque...
 LA LENA
 Nardo, mio zio, l'ha a caro.
1275Per ordin suo vo a prender il notaro. (Parte)
 
 SCENA VI
 
 DON TRITEMIO, poi NARDO
 
 DON TRITEMIO
 Oh questa sì ch'è bella,
 Nardo, a cui l'ho promessa,
 me l'ha fatta involar? Per qual ragione.
 Sì sì, l'ha fatta da politicone.
1280Eugenia non voleva...
 Rinaldo pretendeva...
 Ei l'ha menata via.
 Anche questa sarà filosofia.
 NARDO
 Io creppo dalle risa.
1285Oh che caso ridicolo e giocondo!
 Or che gabbia de pazzi è questo mondo!
 DON TRITEMIO
 (Eccolo qui l'amico). (Vedendo Nardo)
 NARDO
                                         (Ecco il buon padre).
 DON TRITEMIO
 Galantuomo, che fa la figlia mia.
 NARDO
 Bene, al comando di vossignoria.
 DON TRITEMIO
1290Rapirmela mi pare
 una bella insolenza.
 NARDO
 La cosa è fatta e vi vorrà pazienza.
 DON TRITEMIO
 E lei, quella sfacciata,
 cosa dice di me?
 NARDO
                                 Non dice niente.
 DON TRITEMIO
1295Non teme il padre?
 NARDO
                                      Non l'ha neanco in mente.
 DON TRITEMIO
 Basta, chi ha fatto il male
 farà la penitenza.
 Dote non ne darò certo, certissimo.
 NARDO
 Sì sì, fate benissimo.
1300Stimo que' genitori,
 cui profittan dei figli anco gli errori.
 DON TRITEMIO
 Dov'è? La vuo' veder.
 NARDO
                                          Per ora no.
 DON TRITEMIO
 Eh lasciatemi andar...
 NARDO
                                           Ma non si può.
 DON TRITEMIO
 La volete tener sempre serrata?
 NARDO
1305Sì, finch'è sposata.
 DON TRITEMIO
 Questa è una mala azion che voi mi fate.
 NARDO
 No, caro amico, non vi riscaldate.
 DON TRITEMIO
 Mi riscaldo, perché
 si poteva con me meglio trattare.
1310Se l'avevo promessa,
 lo sposo aveva le ragioni sue.
 NARDO
 I sposi erano due;
 v'erano dei contrasti, onde per questo
 quel che aveva più amor fatto ha più presto.
 DON TRITEMIO
1315Io l'ho promessa a voi.
 NARDO
 Ma lei voleva il suo Rinaldo amato.
 DON TRITEMIO
 Ma questo...
 NARDO
                          Orsù quello ch'è stato è stato.
 DON TRITEMIO
 È ver; non vuo' impazzire.
 L'ho trovata alla fine e ciò mi basta.
1320Dopo il fatto si loda.
 Chi l'ha avuta l'ha avuta e se la goda.
 
    Sento già in mezzo al core
 la fucina di Vulcano.
 Stenda pure a me la mano,
1325senta senta che rumore;
 i martelli ben rotati
 sopra i fulmini infocati
 fanno il tippe tuppe ta. (Parte)
 
 SCENA VII
 
 NARDO, poi LA LENA e CAPOCCHIO notaro
 
 NARDO
 A Rinaldo per ora
1330basterà la consorte;
 poi dopo la sua morte il padre avaro
 a suo dispetto lascierà il denaro.
 LA LENA
 Venite a stipulare
 delle nozze il contratto. (A Capocchio)
 CAPOCCHIO
1335Eccolo qui, l'avevo mezzo fatto.
 NARDO
 Andate in casa mia,
 l'opera terminate.
 L'ordine seguitate
 dei due sponsali in un contratto espressi
1340colle stesse notizie e i nomi stessi.
 CAPOCCHIO
 Sì signor, si farà.
 Ma poi chi pagherà?
 NARDO
                                        Bella domanda!
 Pagherà chi è servito e chi comanda.
 LA LENA
 Sentite, se si fanno
1345scritture in casa mia,
 voglio la senseria.
 CAPOCCHIO
                                   Come?
 LA LENA
                                                   Dirò,
 se mi mariterò,
 come spero di farlo prestamente,
 la scrittura m'avete a far per niente. (Entra in casa)
 
 SCENA VIII
 
 NARDO e CAPOCCHIO
 
 CAPOCCHIO
1350Vostra nipote è avara, come va.
 NARDO
 Credetemi lo fa senza malizia,
 delle donne un costume è l'avarizia.
 CAPOCCHIO
 Son lente nello spendere,
 egli è vero, ma son leste nel prendere.
 
1355   Voi che filosofo
 chiamato siete,
 dirmi saprete
 come si dia
 di simpatia
1360forza e virtù.
 
    La calamita
 tira l'acciaro.
 Tira l'avaro
 l'oro ancor più. (Entra in casa)
 
 SCENA IX
 
 NARDO e poi LESBINA
 
 NARDO
1365Nato son contadino,
 non ho studiato niente
 ma però colla mente
 talor filosofando a discrezione
 trovo di molte cose la ragione
1370e vedo chiaramente
 che interesse, superbia, invidia e amore
 hanno la fonte lor nel nostro core.
 LESBINA
 Ma capperi si vede,
 affé, che mi volete poco bene.
1375Nel giardino v'aspetto e non si viene.
 NARDO
 Un affar di premura
 m'ha trattenuto un poco.
 Concludiam, se volete, in questo loco.
 LESBINA
 Il notaro dov'è?
 NARDO
                                Là dentro. Ei scrive
1380il solito contratto
 e si faranno i due sponsali a un tratto.
 LESBINA
 Ma se Eugenia fuggì...
 NARDO
                                           Fu ritrovata.
 Là dentro è ricovrata
 e si fa con Rinaldo l'istrumento.
 LESBINA
1385Don Tritemio che dice?
 NARDO
                                              Egli è contento.
 LESBINA
 Dunque quand'è così, facciamo presto.
 Andiam, caro sposino.
 NARDO
 Aspettate, Lesbina, anche un pocchino.
 LESBINA
 (Non vorrei che venisse...)
 NARDO
                                                   A me badate;
1390prima che mia voi siate,
 a voi vuo' render note
 alcune condizion sopra la dote.
 LESBINA
 Qual dote dar vi possa
 voi l'intendeste già.
1395Affetto ed onestà,
 modesta ritrosia
 ed un poco di buona ecconomia.
 NARDO
 Così mi basta e appunto
 di questo capital, che apprezzo molto,
1400intendo ragionar.
 LESBINA
                                   Dunque vi ascolto.
 NARDO
 In primis che l'affetto
 non sia troppo né poco,
 perché il poco non basta e il troppo annoia
 e la mediocrità sempr'è una gioia.
 LESBINA
1405Com'ho da regolarmi,
 per star lontana dagli estremi?
 NARDO
                                                          Udite,
 per fuggir ogni lite,
 siate amorosa, se il marito è in vena,
 non lo state a seccar, se ha qualche pena.
 LESBINA
1410Così farò.
 NARDO
                     Sul punto
 della bella onestà
 non v'è mediocrità. Sia bella o brutta,
 la sposa d'un sol uom dev'esser tutta.
 Circa l'economia potrete qui
1415regolarvi così:
 del marito il voler seguite ognora
 e non far la padrona e la dottora.
 LESBINA
 Così farò, son della pace amica;
 obbedirvi sarà minor fatica.
 NARDO
1420Or mi sovvien che un altro capitale
 m'offriste di lingua.
 LESBINA
                                       È ver.
 NARDO
                                                     Se questo
 mi riuscirà molesto,
 in un più necessario il cambierò.
 LESBINA
 Ho inteso il genio vostro.
1425Non vi sarà pericolo
 che vi voglia spiacer neanche in un piccolo.
 NARDO
 Quand'è così, mia cara,
 porgetemi la mano.
 LESBINA
                                       Eccola pronta.
 NARDO
 Del nostro matrimonio
1430invochiamo Cupido in testimonio.
 LESBINA
 
    Lieti canori augelli
 che tenerelli amate,
 deh testimon voi siate
 del mio sincero amor.
 
 NARDO
 
1435   Alberi, piante e fiori
 i vostri ardori ascosi
 insegnino a due sposi
 il naturale amor.
 
 LESBINA
 
    Par che l'augel risponda:
1440«Ama lo sposo ognor».
 
 NARDO
 
    Dice la terra e l'onda:
 «Ama lo sposo ancor».
 
 LESBINA
 
    La rondinella
 vezzosa e bella
1445solo il compagno
 cercando va.
 
 NARDO
 
    L'olmo e la vite,
 due piante unite
 ai sposi insegnano
1450la fedeltà.
 
 LESBINA
 
    Io son la rondinella
 ed il rondon tu sei.
 
 NARDO
 
 Tu sei la vite bella,
 io l'olmo esser vorrei.
 
 LESBINA
 
1455   Rondone fido
 esci dal nido,
 vieni, t'aspetto.
 
 NARDO
 
 Meco t'allaccia,
 vite amorosa,
1460diletta sposa.
 
 A DUE
 
    Soave amore,
 felice ardore,
 alma del mondo,
 vita del cor.
 
1465   No, non si trova,
 no non si prova
 più bella unione
 del nostro amor. (Partono ed entrano in casa)
 
 SCENA X
 
 DON TRITEMIO
 
 DON TRITEMIO
 Diammine! Che ho sentito?
1470Di Lesbina il marito
 pare che Nardo sia.
 Che la filosofia
 colle ragioni sue
 accordasse ad un uom sposarne due?
1475Quel che pensar non so;
 all'uscio picchierò. Verranno fuori;
 scoprirò i tradimenti e i traditori.
 
 SCENA ULTIMA
 
 LA LENA e detto
 
 LA LENA
 Chi è qui?
 DON TRITEMIO
                       Ditemi presto,
 cosa si fa là dentro?
 LA LENA
1480Finito è l'istrumento;
 si fan due matrimoni.
 Tra gl'altri testimoni,
 che sono cinque o sei,
 se comanda venir, sarà anco lei.
 DON TRITEMIO
1485Questi sposi quai son?
 LA LENA
                                            La vostra figlia
 col cavalier Rinaldo.
 DON TRITEMIO
 Cospetto! Mi vien caldo.
 LA LENA
 E l'altro, padron mio,
 è la vostra Lesbina con mio zio.
 DON TRITEMIO
1490Come? Lesbina? Oimè; no, non lo credo.
 LA LENA
 Eccoli tutti quattro.
 DON TRITEMIO
                                      Ahi! Cosa vedo?
 EUGENIA
 
    Ah, genitor perdono...
 
 RINALDO
 
 Suocero, per pietà...
 
 LESBINA
 
    Sposa, signor, io sono.
 
 NARDO
 
1495Quest'è la verità.
 
 DON TRITEMIO
 
    Perfidi scellerati,
 vi siete accomodati?
 Senza la figlia mesto,
 senza la sposa resto.
1500Che bella carità!
 
 LA LENA
 
    Quando di star vi preme
 con una sposa insieme,
 ecco per voi son qua.
 
 DON TRITEMIO
 
    Per far dispetto a lei,
1505per disperar colei,
 Lena mi sposerà.
 
 TUTTI
 
    Sia per diletto,
 sia per dispetto,
 amore al core
1510piacer darà.
 
 
 Il fine